Sunday 8 September 2013

Quando ho aperto quella email, tutta la rabbia degli ultimi 3 anni si e’ riversata violentemente sulle guance, sottoforma di lacrime liberatorie.
La disistima infusa dalle imprese italiane o branch
 di altolocate multinazionali presso le quali avevo fatto un colloquio di lavoro si e’ improvvisamente sciolta in un pianto liberatorio.
Non piu’ una laurea 
soppressa dalle vili leggi della raccomandazione, ma un titolo meritevole di considerazione.

Finalmente una folle idealista che ce 
la fa.

Al contrario di tutto lo scetticismo dilagato intorno ed esaltato dalla ben piu' scoraggiata realta' del Sud, lei ce l'ha fatta. Nonostante sia una donna e la maggior parte delle donne della sua eta' di quel paese, non lo lascia per andarsene a vivere all'estero.
Le sue coetanee hanno gia' un marito e dei figli ed abitano nel raggio di qualche chilometro dai genitori. Chi e' fortunata, li ha al piano terra. Magari vicino alla scuola dei bambini, con il pescivendolo di fiducia dietro l'angolo.
I miei genitori, invece, vivono a 2.400 km.
E c'e' anche il mare di mezzo.

In fondo tutti dovremmo (voler) sfuggire a un paese che molto conserva dei clichés e delle immagini 
da copertina estiva delle rubriche della BBC, e poco assorbe della credibilita’ e della serieta’ di altri sistemi.
Per "paese" mi riferisco anche e soprattutto all'Italia.

Nelle universita', altolocati professori ci motivano ad aspirare al meglio e ad avere le carte in regole per affrontare i colloqui di lavoro, ma, di fatto, sono ben coscienti che non c'è troppa speranza nel paese più corrotto d'Europa.Devono averlo capito tutti i cervelli che sono gia’ fuggiti all’estero per evitare le sabbie mobili di una realta' che occlude le migliori possibilita' a chi non può trovare favorevoli intermezzi.

Vi stupite 
che i cervelli non vogliano più tornare indietro?

Alla fine 
chi resta non sempre lo fa per il coraggio di costruire qualcosa di buono nel proprio paese, ma per il timore di affrontare qualcosa di sconosciuto e di diverso.
Quando ho fatto le valigie per partire per Birmingham con una ben che piu’ rispettabile offerta di lavoro fra le mani, molti mi chiedevano se fossi convinta di cambiare paese. Non mi domandavano invece che cosa mi trattenesse nel mio di paese. La verita’ e’ che, quando c’e’ un temporale in arrivo e l’aria diventa stranamente stagna e il cielo di un colore indefinito, gli uccelli si spostano in volo nell’altra direzione, per trovare un rifugio piu’ sicuro. Non lo fanno per codardia, ma per sopravvivenza. 

E’ per questo che ho aperto il mio blog. Per consentire a tutti gli uccelli “migratori” di trovare uno spazio utile prima della partenza.

Se avete intenzione di trasferirvi nel Regno Unito, in 
particolare in Inghilterra, potete dare un’occhiata alle varie sezioni del blog, per saperne di piu’ su come affrontare un’esperienza di vita e di lavoro da Italiani, in oltremanica, sia che cerchiate un lavoro qualificato che non.

Non esitate a lasciare commenti o a contattarmi personalmente 
via email per ulteriori informazioni.

Nel frattempo una buona lettura e… un buon viaggio!